Il giorno dopo
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Interrompiamo le trasmissioni per… sì, insomma, interrompiamo il racconto dell’esperienza giapponese per tornare su un piano più strettamente tecnico e buttare giù un flusso di pensieri che mi aiuti a stemperare la delusione per l’eliminazione delle ragazze ai quarti di finale del torneo olimpico. È facilissimo scivolare nella saggezza del poi, comodissimo tenersi in mano tutto il mazzo di carte e mettere giù il Re o il Settebello a seconda di quello che succede, però alcune perplessità c’erano all’inizio ed erano state espresse; aver avuto ragione non aiuta, naturalmente, anzi, acuisce il dispiacere. Altre cose sono emerse durante il torneo.

Le convocazioni: fino all’ultimo Mazzanti ha voluto verificare le condizioni tecniche di Chirichella, reduce da una stagione non esaltante, e quelle fisiche di Folie. Poi ha deciso di portarle tutte e due insieme a Fahr e Danesi, che si sono meritate la chiamata per tutte le cose buone fatte con i club. Comprensibile il tentativo del tecnico di recuperare entrambe le veterane, nonostante a Chirichella fosse stata tolta, nel frattempo, la pecetta di capitana proprio per le incertezze legate alla sua convocazione o meno. Inciso: se il ruolo del capitano dev’essere rivestito da un elemento pacato ma trascinante, determinato e carismatico, avrei affidato il ruolo a Malinov, in attesa che il regolamento permetta finalmente di dare i gradi a De Gennaro, capitana naturale di questo gruppo. Inciso chiuso. Alla fine però Chirichella ha visto poco il campo, Folie addirittura per un paio di scambi in tutto. Valeva la pena sacrificare una schiacciatrice per questo scarso utilizzo?

Le schiacciatrici: rinunciare a una centrale avrebbe consentito di portare a Tokyo un martello in più, più solido in ricezione per dare una mano nei momenti difficili. Invece insieme alla regolare Bosetti e al fenomeno De Gennaro abbiamo schierato Pietrini e Sylla, a turno buttate in campo e a turno bersagliate dal servizio avversario. È vero che l’olimpiade è una coperta corta, con il limite delle dodici convocazioni, ma proprio per questo sarebbe stato meglio avere un cambio che potesse davvero puntellare la ricezione in certi momenti. Poteva essere Sorokaite questo elemento, già in gruppo?

Sorokaite: Indre è stata portata in Giappone proprio in virtù del suo duplice ruolo di schiacciatrice e opposta. Non ha fatto ne l’una né l’altra cosa. Non è stata chiamata in ricezione, non ha dato respiro a Egonu nei momenti nei quali Paola ne avrebbe avuto bisogno. È entrata solo una manciata di volte per un cambio in battuta. Uno slot sprecato su dodici, usata così.

Egonu: al di là delle prime esperienze già fatte in Nazionale e in Champions, questo è stato il primo, vero evento internazionale in azzurro nel quale Paola è stata messa sotto i riflettori come leader tecnica del gruppo. I suoi post social sempre sorridenti e apparentemente sereni mi avevano fatto ben sperare. Dopo la prima partita del girone le chiesi come facesse a gestire, lei così giovane, tutta questa pressione. La risposta mi convinse di avere davanti una ragazza davvero forte ed equilibrata. Il campo ha poi mostrato una situazione tecnica diversa, con una quantità di errori troppo alta per poter davvero sperare di andare avanti. Mai sostituita, anche quando sarebbe stato necessario (vedi paragrafi precedenti) per permetterle di rifiatare un po’. Si è detto che avrebbe preferito un’alzata più morbida, dimenticando però che a Conegliano Wolosz la fa andare come un treno senza che lei batta ciglio. Forse ora Paola, un po’ deresponsabilizzata e meno soggetta all’attenzione mediatica, potrà ritrovare tranquillità, e con essa il suo vero gioco.

La VNL mancata: su questo punto del dibattito alzo le mani. Si è detto che non partecipare con le titolari alla competizione pre-Tokyo sia stata un errore perché non ha permesso alle giocatrici di prendere il ritmo partita e imparare ad affrontare i momenti problematici che un match, prima o poi, ti propone. Però non ha mandato le top player nemmeno la Serbia. Serbia che però ha un gruppo più esperto del nostro, più capace di gestire le difficoltà. Il blocco della Nazionale ha al suo interno uno zoccolo duro fatto di giocatrici, quelle di Conegliano, che non hanno patito sconfitte per un anno e mezzo. Forse qualche facciata contro i team che hanno preso parte alla “bolla” di Rimini avrebbe aiutato a riportare subito i piedi per terra e a rendersi conto del vero livello del volley olimpico. Troppo poco una finale di Champions per capire come funziona veramente.

L’alternanza delle alzatrici:”Il cambio Malinov/Orro è il fulcro del nostro gioco”, ha detto Mazzanti. Avrei capito meglio le sue intenzioni se avessi visto effettuare questo cambio per modificare aspetti tattici del gioco, non per tamponare i cali che le due ragazze hanno affrontato periodicamente, complici le difficoltà della ricezione. Ma magari sono io che non ho colto qualcosa, eh.

I time out: durante il secondo set contro la Serbia mi è sembrato di cogliere una frase di Mazzanti, ma la cattiva qualità dell’audio ricevuto in cuffia mi ha impedito di capire se fosse stata davvero detta. Quindi sono stato vago nel commento. Poi però mi è stata confermata. Dire “Abbiamo la partita in pugno” in una situazione di pesante svantaggio va oltre il tentativo di motivare e incoraggiare il gruppo. Stiamo parlando di donne, non di ragazzine, di professioniste della pallavolo, non di dopolavoriste. Sono atlete perfettamente in grado di capire la realtà della situazione. Penso che siano state le prime a restare perplesse. Complessivamente, mai dalla panchina è stata alzata la voce per provare a scatenare una reazione. Sono metodi di gestione delle partite, ogni allenatore ha il suo, ma questa illusoria bambagia nella quale le ragazze hanno vissuto le partite, anche quando le cose hanno cominciato a mettersi prima male e poi malissimo, non penso abbia aiutato. Sullo “spreco” di sorrisi da parte delle giocatrici ad ogni punto perso c’è chi ha già parlato meglio di me, come Andrea Zorzi. Sui punti persi ci si deve incazzare, senza che ciò faccia perdere lucidità ma faccia invece scaturire la rabbia giusta per fare punto nell’azione successiva.

La mentalità del gruppo: beata gioventù, era l’hashtag più usato dalle ragazze nelle loro esternazioni social durante il torneo. La giovane età media del gruppo ha forse impedito loro di cogliere fino in fondo la portata dell’evento e le difficoltà alle quali si sarebbe andate, prima o poi, incontro. I sorrisi, testimonianza di grande consapevolezza dei propri mezzi (e di un pizzico di incoscienza) sono stati pian piano spenti dal duro ritorno alla realtà. Sapevamo tutti di potercela fare, lo sapevano loro e lo sapevamo noi, ma il mondo là fuori si è rivelato crudele. Sono mancati gli strumenti per affrontarlo nel modo giusto, forse ora ce li siamo fatti (soprattutto loro) con questa dura esperienza. A Parigi tra tre anni il gruppo sarà ancora giovane ma ci sarà una consapevolezza diversa, saremo di nuovo nel novero delle favorite, stavolta per restarci fino alla fine.

Lungo la strada: anche perché Parigi è fra tre anni (il fottuto Covid almeno ha accorciato questo passaggio dopo aver allungato il precedente) e prima ci sono un mondiale e due europei. Cresceremo tanto. Vincere a Tokyo con un gruppo pieno di Millennials (o quasi) sarebbe stata un’impresa clamorosa. Potremo farcela con un gruppo più maturo ed esperto. Da questo punto di vista la scoppola giapponese servirà, certamente. Alle ragazze e al tecnico. Intanto cerchiamo di mostrare già ai prossimi europei l’esperienza acquisita in Giappone.

5 commenti

  1. GUIA TUMIATI

    Complimenti Marco direi analisi “saggia” nel senso misurata e oggettivamente lucida. si è scritto molto in questi giorni in alcuni frangenti con toni un tantino eccessivi e quasi al limite del rancoroso. Certo ci si aspettava tanto ma forse non era troppo!!! La medaglia d’oro la vincerà chi nel complesso ha sbagliato meno. chi senza “strafare” gioca bene i fondamentali. in primis la battuta. secondo me Egonu aveva bisogno di palle più morbide perchè non era nella medesima condizione fisica e mentale del Campionato. quindi non replicare lo schema ma cercare di metterla in una condizione a lei favorevole ugualmente.

  2. Luigina Bertini

    Mi meraviglia questa tua disamina non perché non sia giusta ma perché sembra tu mi abbia letto nel pensiero. Le stesse cose che penso io e che ho già esternato ampiamente, sul perché Egonu mai tolta, sul perché tutti quei centrali poco utili e perché no ad una ottima schiacciatrice lasciata a casa e via dicendo. Sorokaite mai usata. Si capisce che non sono una fan di Mazzanti? Aveva da gestire ottime atlete, non è come Mencarelli un allenatore in grado di fare crescere un’atleta giovane, nonostante questo ha padellato alla grande. E cosa più grave, secondo lui è tutta colpa delle ragazze quindi è anche poco umile e qui mi fermo.

  3. Grazie per questo post, per tutto il blog a dire il vero, quest’ultimo però l’ho apprezzato molto per come lo hai affrontato e per come lo hai descritto, sei stato preciso e pungente ma allo stesso tempo attento e non troppo aggressivo negli aggettivi… un vero professionista come ci hai abituati da tempo.

    Probabilmente non ricorderai, ovviamente non mi offenderò per questo, ma dopo la VNL di Rimini ti scrissi via Twitter per dirti che ero dispiaciuto della mancata convocazione di Mazzaro che secondo me avrebbe meritato vist anche le condizioni non ottimali di Folie e Chirichella, secondo me poteva essere molto più utile nel giro dietro rispetto a Fahr…

    in quel tweet ci eravamo detti che centrali ne abbiamo da dare agli altri;
    il senno di poi ormai ci ha presi in scacco ma mi farebbe piacere, se lo vorrai, avere una tua opinione in merito, anche se ormai non cambierà nulla, purtroppo.

    GRazie anticipatamente.

  4. Marco Fantasia

    Non credo che abbia voluto dare la colpa alle ragazze, anche se il discorso social è suonato un po’ ambiguo. Lui con questo gruppo deve lavorare almeno fino a Parigi. Su tutto il resto, sono cose che dicemmo alla vigilia. Avremmo tanto preferito avere torto.

  5. Marco Fantasia

    Ricordo quello scambio. La mia opinione è in quel post che hai letto e che rispecchia le perplessità che in tanti avevamo alla vigilia, anche se avrei preferito infinitamente avere torto. La questione non è tanto non aver portato Mazzaro, che avrebbe visto le olimpiadi dalla panchina, quanto portare una schiacciatrice in più e una centrale in meno. Ma ormai è andata e tra tre anni le condizioni saranno diverse da oggi. Intanto godiamoci gli Europei e speriamo che quello che è successo ci aiuti a trovare energie e nuova esperienza per metterci dietro Serbia e Russia.

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