La mia bella esperienza nell’equitazione all’olimpiade si è conclusa con un episodio curioso. Durante la prova di dressage, con cavalli e cavalieri concentratissimi, con il pubblico in silenzio e con un filo di musica nell’aria, nell’arena è improvvisamente echeggiato un potentissimo starnuto, emesso quasi certamente dallo speaker della manifestazione che aveva lasciato il microfono aperto. Il cavallo in gara ha mantenuto la calma.
Conversazioni all’ingresso del centro equestre. Due donne olandesi saltano la fila. Qualcuno glielo fa notare e loro rispondono dicendo di essere del team e quindi di avere diritto di precedenza. Non resisto e faccio presente, ridendo, come siano sempre gli italiani ad avere cattiva reputazione in queste cose. Un inglese accanto a me ride a sua volta e sottolinea che in fondo si tratta di olandesi. Un olandese alle nostre spalle conferma.
Il rio Cacimbè, che scorre accanto all’International Broadcasting Centre, è una fogna a cielo aperto. La puzza che bisogna sopportare nell’attesa dei bus che portano agli hotel e nei luoghi degli eventi è spesso insopportabile.
Avevo il sospetto che la musica tradizionale brasiliana, la bossa, fosse considerata dai giovani locali come la musica napoletana antica da noi: roba di antiquariato. E invece se ne ascolta in giro, e la gente canta in coro i pezzi di Jobim, Gilberto Gil e gli altri.
Visita all’Arena del beach volley, e quindi a Copacabana. Bar all’aperto, musica dal vivo, caipirinha, un sacco di gente.