C come Cerimonia. Bella, no? Insomma, l’interminabile sfilata ha dei guizzi solo nei momenti in cui si scoprono gli abiti degli atleti, ma l’idea dei pittogrammi umani è stata molto carina. Egonu con la bandiera olimpica è stata una bella emozione, così come le inquadrature sulle pallavoliste al momento dell’ingresso in campo di Team Italia, con Chirichella e Bosetti a fare le studentesse in gita davanti alla telecamera. Stanotte esordio dei ragazzi. Temo che non riuscirò a vederlo, sia perché mentre scrivo sono passate le 2 qui e sono appena rientrato dall’IBC, quindi tornarci tra poche ore è improponibile, sia perché l’albergo mi propone una selezione di canali giapponesi atroci, senza possibilità di vedere alcunché di olimpico. Tornerò in redazione nel pomeriggio per stare in allerta sull’equitazione, che comincerà alle 10 italiane. C’è un italiano in gara e potremmo aprire una finestra sulla sua prova di dressage. Si ricomincia da Rio, insomma.
C come Cibo. Quando sono tornato dall’IBC, nel primo pomeriggio, non sono entrato in hotel ma ho proseguito verso il supermercato, dove mi sono fermato il tempo necessario per gli acquisti. Senza attardarmi inutilmente, ma sottostando alla coda alle casse senza dover impazzire guardando l’orologio, con l’assurdo e impossibile limite del quarto d’ora per uscire dall’albergo e tornare. Quelle in foto, purtroppo non molto chiara, sono pesche e quello è il modo in cui vengono confezionate e vendute qui: vassoietto da due, ogni pesca è alloggiata in una specie di morbida culla. Intorno, un foglio di plastica fissato al vassoio con lo scotch. Direi che in termini di transizione ecologica ci sia ancora molto da fare. Oltre alle pesche (buonissime) ho preso dell’uva fragola minuscola altrettanto buona. Mi sa che la frutta a Tokyo mi darà grande soddisfazione. Obbligatoria la vaschetta di sushi, a prezzo dimezzato rispetto alla stessa quantità acquistata in Italia. Differenza di gusto non particolarmente apprezzabile, cambia in alcuni casi il tipo di pesce utilizzato. Leggermente meglio del nostro, comunque, considerato anche che si trattava di una confezione industriale. Spero, prima o poi, di assaggiarlo in un ristorante. Quanto ai prezzi, da segnalare la presenza del mitico manzo di Kobe: io non sono riuscito a trovarlo, ma un collega l’ha comprato. Sapete che a noi idioti occidentali lo vendono a milioni di euro al chilo, no? Qui si acquista comunemente. Andrò al super tutte le volte che potrò, per rintracciarlo.
Scena finale degna: vedo una cassa, mi metto dietro al tizio che sta pagando. Dopo qualche istante sento un rumore spiccare tra la musica d’ambiente del super e il rumore degli altri clienti. Il rumore cresce e alla fine lo identifico come un mugugno. Mi allerto e mi volto, e vedo un anzianissimo giapponese in testa a una coda che non avevo visto, nascosta dalle corsie dei prodotti. Mi inchino e pronuncio una serie di sorry mentre gli passo davanti per guadagnare il mio posto in coda alla fila, lui sbircia il mio accredito e mi guarda malissimo. A occhio, è uno della maggioranza di abitanti di Tokyo che le Olimpiadi non le voleva, più che altro per non trovarsi davanti un gaijin che tenta di passargli davanti al supermercato.