L’Iran, l’Italia, il volley, la democrazia
L’Iran, l’Italia, il volley, la democrazia

L’Iran, l’Italia, il volley, la democrazia

Bisognava scegliere da che parte stare.
Durante Italia-Iran di World League a Pesaro, quando la delegazione iraniana ha chiesto alla federazione internazionale pallavolo di far rimuovere lo striscione a favore della presenza delle donne nei palazzetti dello sport locali (già, non so se lo sapete, ma le donne in Iran non possono entrare nei palazzetti dove si disputano incontri maschili), la FIVB ha chiesto l’intervento della polizia. Che è stato immediato. Striscione rimosso. Errori in serie, vediamoli:
1 – la FIVB ha potere sui tornei internazionali giocati in Italia, ma solo per l’aspetto sportivo, televisivo, di marketing. Mai e poi mai può permettersi di chiedere l’intervento delle forze dell’ordine del Paese ospitante, se non per gravi problemi di ordine pubblico, che sarebbero comunque sotto gli occhi delle autorità italiane preposte.
2 – La FIPAV si sarebbe dovuta opporre, a costo di accendere una controversia. Sarebbe stato un ottimo modo per mettere alla prova il peso della nostra federazione in ambito internazionale.
3 – Le nostre forze dell’ordine non possono mettersi a disposizione di un organismo sportivo internazionale, incidendo sulla libertà d’espressione-pacifica-che vige in Italia.
Speriamo di non dover assistere mai più a vergogne del genere. E’ la federazione iraniana a doversi adeguare ai canoni di civiltà dello sport e della società.
Bisognava scegliere da che parte stare. L’Italia, come spesso accade a molti livelli, ha sbagliato.

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