Nei palasport italiani, e non solo, il tifo è scomparso. Non i tifosi, che continuano ad affollare con entusiasmo i palazzetti durante le partite di campionato e soprattutto quando giocano le Nazionali di volley. Proprio il tifo. Non si sentono più i cori, non si sente più il sostegno. Il colpevole è chiaramente riconoscibile: non esiste più uno spazio per far sentire il supporto alla propria squadra del cuore, ogni pausa del gioco è riempita (voglio dire invasa) dalla musica sparata a un livello insopportabile e dalle urla di speaker che, fraintendendo il proprio ruolo, si sentono in buona fede investiti di una missione che nessuno ha mai affidato loro, fino a cercare di diventare protagonisti a discapito dei protagonisti veri, i giocatori e le giocatrici. Nella pallavolo di oggi, sempre più veloce, non è raro che le pause tra un’azione e l’altra siano più lunghe dell’azione stessa; alla fine gli stacchi musicali e i giochi di luce diventano più presenti e più importanti delle azioni stesse, fino a fermarle in attesa della fine dello show come è accaduto anche durante gli ultimi Europei femminili. E il tifo è scomparso, per fare spazio a coretti imposti dagli speaker e a un inquadramento generale, una sostanziale regolamentazione, dell’attività sulle gradinate. Piace a tutti così?
Sono pienamente d’accordo con quanto dici.
La colpa secondo me è delle varie federazioni,mondiale europea italiana che vogliono far diventare show le gare.
Grazie Marco per questo tuo prezioso intervento! Aggiungo che, insieme al tifo, scompare anche la funzione aggregativa dello sport. Si dovrebbe andare al palazzetto, oltre che per vedere la partita e sostenere la propria squadra del cuore, anche per incontrare le persone amiche e conoscerne di nuove, ma con quei volumi diventa difficile, perché è impossibile comunicare. Questo favorisce l’isolamento, reale per chi decide di restare a casa a guardare la partita sul divano e metaforico per chi finisce per vivere in solitudine un’esperienza che altrimenti sarebbe condivisa.
Sono assolutamente d’accordo.
No agli speaker protagonisti e in cerca di protagonismo!
Io seguo le partite della Igor volley Novara e devo dire in tutta onestà, che il nostro speaker è molto professionale…al contrario del collega del Vero volley. .e altri..
Concordo in toto, non comprendendo neppure le motivazioni dello show. I palazzetti sono già quasi sempre sold out e riempiti dai giovani che non hanno bisogno di ulteriori incentivi. Ma sarebbe possibile che qualche federazione o presidente di club si rifiutasse di aderire? O ci sono imposizioni esterne?
Sono assolutamente d’accordo. Ho recentemente assistito alle finali dei mondiali e degli europei femminili e sono uscita dal palazzetto con le orecchie che fischiavano e la gola a pezzi. Impossibile parlare anche con chi è seduto a fianco, e non c’è un attimo di tregua dalla musica assordante. Sembra di stare in discoteca, e non ho pagato il biglietto per quello.
Ci sarebbe da aprire un capitolo,senza dimenticare che vedere le partite in diretta da casa non incentiva certo,ma sono molti i punti che concorrono a questo.
Parole sante… ragione da vendere Marco Fantasia
Pienamente d’accordo Marco,
noi del Branco usciamo sempre senza voce dai palazzetti perché noi incitiamo le nostre Wolves dall’inizio alla fine senza interruzioni, ma tutto ciò viene vanificato, quasi del tutto, dall’assordante suono sprigionato dall’impianto di amplificazione dei palazzetti .
A Roma ancora più penalizzati, perché , a differenza degli altri palazzetti, non ti permettono l’ingresso di nessun amplificatore di suono, vedi l’ultima trasferta che abbiamo fatto a busto, se non c’era la musica e speaker del palazzetto c’era l’impianto di amplificazione dei tifosi di busto
Cap. 1
Ciao Marco,
la faccenda di “pseudomusica” e luci stroboscopiche tr un punto e l’altro è cosa grave e assai più seria di quanto possa sembrare.
1 – la percezione acustica dell’atleta è parecchio condizionata nelle reazioni neuro muscolari e nei processi comunicativi delle sinapsi provocando esageraati sforzi mentali dei processi di adattamento dell’atleta. (Ho competenze specifiche in materia. Noi due ci siamo conosciuti a Monza per Golden Set).
2 – Le luci portano un sovraccarico al sistema visivo che non è l’ideale per affrontare un match di volley perché chiede all’atleta un ping pong continuo di adattamento che esce dallo spazio dedicato al gioco. Sono atlete e quindi ben allentate, ma sarebbero più focalizzate se musica e luci non deviassero le loro energie mentali.
3 – Chiedi alle ragazze che portano lenti a contatto (Orro, Sylla, ecc.) se dopo gli allenamenti hanno occhi rossi e affaticati come dopo le partite. Avrai risposte incredibili. Un caro saluto
Umberto Pessina
Buongiorno Umberto. Prima di tutto mi scuso per la tardiva pubblicazione del tuo commento, ma sto veramente trascurando il sito e mi dispiace. Nel merito, condivido le tue osservazioni ma non mi spiego allora perché le ragazze non intervengano in alcun modo.