Disclaimer: nessun vegano è stato maltrattato per realizzare questo post.
La carne di manzo nero giapponese di Kobe (wagyu nella lingua locale) entra nella mia classifica dei cibi da assaggiare assolutamente nella vita. Ci entra e ci esce, perché ho avuto la fortuna di mangiarla qui. Si tratta di una carne DOCG, diremmo noi, allevata soltanto in alcuni distretti con un protocollo molto rigido. Si narra che il manzo, oltre a essere nutrito con prodotti scelti, venga massaggiato quotidianamente per rendere la sua carne più tenera, ma pare che si tratti di una leggenda. Se incontrerò un macellaio di Tokyo in grado di capire l’inglese chiederò. Altra caratteristica di questa carne è che in occidente può costare anche mille euro al chilo. Qui no, la trovi al supermercato ed è alla portata di tutti. Può darsi che non siano i tagli superpregiati, non so, ma quella che ho acquistato e cotto qui nella mia piastra a induzione in hotel rappresenta un’esperienza formidabile. Tenerezza mai provata e gusto veramente originale, diverso, ottimo. Non è una carne completamente magra, ma come la nostra fiorentina si porta il suo buonissimo grasso con grande sfoggio. Purtroppo non potrò portarne con me a casa, quindi cercherò di togliermi lo sfizio finché sono qui.
Del sushi ho già detto qualcosa, aspetto il test vero e proprio in un ristorante. Per ora ho notato che rispetto a quello che propongono da noi, limitato a salmone, tonno, branzino e poco altro, qui fanno anche uso di pesce più locale. A volte piace, a volte meno.
Più prosaiche del wagyu sono le gelatine di frutta, che acquisto ormai a stock, con buona pace del mio dietista che mi rivedrà a settembre e mi dirà di non volerne più sapere di me. Oh, però incredibilmente il peso è in lieve calo dal giorno del mio arrivo. In fondo, mi concedo qualche porcheria ma non esagero. E poi, come si vede dalla foto, quello zero significa zero calorie, no? Bene, chiudiamo la parentesi chissenefrega e torniamo al volley. Domani abbiamo la grandissima opportunità di far fuori la Cina con le nostre mani. Vincendo elimineremmo le campionesse olimpiche e una delle rivali potenzialmente più pericolose per il podio. Ma attenzione, perché anche a Rio la Cina superò il girone solo grazie alla vittoria contro di noi ma poi andò a vincere il titolo. Abbiamo la possibilità di compiere una piccola vendetta sportiva.
Avete mai guardato una gara olimpica di trampolino elastico? Scommetto di no perché non passa quasi mai in tv, sport poco in voga da noi. L’esercizio dura una manciata di secondi, molto impegnativi perché bisogna eseguire acrobazie ripetute. La campionessa olimpica è una canadese, il campione un bielorusso, Fu la specialità di Giulia Ghiretti, che però riportò un gravissimo infortunio in allenamento, anni fa. Oggi Giulia è una grandissima nuotatrice paralimpica. Non ne ho la certezza ma credo che verrà a Tokyo anche lei, pochi giorni dopo la fine di questi Giochi, per arricchire ancora di più il nostro medagliere, che in piscina si gonfierà parecchio.